Transiti e sprofondamenti

Dal padre Severino, stimato pittore e restauratore, Paolo Battistutta ha ereditato, insieme al fratello Enrico, mosaicista, la passione autentica per il colore e per il disegno. Una famiglia di artisti in una realtà della provincia pordenonese che richiama le antiche botteghe rinascimentali venete, a partire dai memorabili Jacopo, Gentile e Giovanni Bellini che a Venezia realizzavano quadri, mobili, arredi. Paolo Battistutta si distingue presto per una vis narrativa che già negli anni di formazione all’Istituto d’arte, appare originale, ricca, fulgida.

Dotato di una notevole abilità grafica, la sua urgenza espressiva trova compimento nella realizzazione, nei primi anni duemila, di tele di grande formato dove compaiono principalmente due nuclei tematici destinati a diventare, nel tempo, i soggetti prevalenti: il ritratto, unito allo studio di figura, e la composizione libera, tendenzialmente astratta e marcatamente gestuale.

Se all’inizio il ritratto si focalizza su volti non ben identificati, su “sacre famiglie” laiche con linee di contorno marcate che fanno emergere occhi e bocche, in seguito, soprattutto nelle tele recenti, incontriamo effigi note, protagonisti del mondo della politica, della religione, dello spettacolo, dello sport, insieme ad amici e committenti dell’artista.

Si tratta quasi sempre di volti iperdimensionati, ingigantiti, attraversati da colori accesi, vividi, pregnanti. Queen Elizabeth, protagonista di ricorrenti meditazioni, appare in molteplici versioni: coronata di luce con occhi e sorriso magnetici oppure avvolta in pensieri che simili a bende catturano ogni espressione. Sono tutte interpretazioni di un metaforico viaggio nell’interiorità dell’individuo, nei molteplici paesaggi emotivi che contraddistinguono ogni persona, a partire dall’indimenticabile Regina, a cui fanno compagnia le icone di Elvis Presley, Mick Jagger, Charlie Watts, Keith Richards, presenze memorabili di una storia recente e viva. Nei profili e nei colori di tante celebrità entra il ritmo di una narrazione che attinge dalla biografia dell’artista, dall’interesse conclamato per la musica, sperimentata direttamente nei molteplici concerti di una band nella quale Paolo Battistutta ha ricoperto il ruolo di batterista. Paolo scandisce il tempo e il tempo diventa forma che si deposita sulla tela come impeto e gesto sonoro, in un cortocircuito visivo tanto caro a Kandinsky, padre dell’astrattismo. Le sciabolate cromatiche unite ai tocchi rapidi e decisi, al segno icastico e al tratto convinto, amplificano i caratteri delle varie personalità ritratte e costruiscono atteggiamenti di forte impatto scenico.

In alcune opere dell’ultima produzione, l’uso dell’acrilico insieme ai gessetti, finisce per sciogliere i perimetri facciali in macchie dense di materia cromatica diffusa, pregna di evocazioni che rimandano alla lezione dell’indimenticabile Bacon, qui rielaborato con impronte e reminiscenze decisamente personali. Spesso della figura rimane l’ombra, quasi la sinopia di un’immagine pensata e poi cancellata, icona labile, di un qualcosa che è stato e si è consumato. In queste composizioni prevale la linea circolare e tutto sembra ruotare dentro una sorta di stanza chiusa, lambita da geometrie chiare. Se nei dipinti di grande formato c’è l’esaltazione del volto e della persona, qui la centralità dell’ego viene meno: prevale l’aspetto marginale, periferico, avanza la rottura della forma rispetto all’ordinato e al razionale e prende corpo un intento quasi iconoclasta.

Capita che accanto a figure scomposte, disarticolate, frantumate e, solo talvolta, ricomposte, emerga soltanto una parte anatomica che diventa rovello, ossessione pura di un’indagine destinata a sconfinare nell’astrazione vera e nell’intrico di segni convulsi.

Per Paolo Battistutta, l’altra tematica forte quanto la citata ritrattistica, è l’espressione astratto-informale, accompagnata da una ridda di visioni, di sensazioni, di pulsioni e di stati emotivi che assumono la consistenza del nero, del grigio e di tanti altri colori.

Siamo di fronte a masse corpose dinamiche, magnetiche e perturbanti, dentro spazi fisici e immaginari capaci di attrarre e di sedurre. I formati rimangono notevoli e questo colpisce, non lascia indifferenti, come accade anche per l’ultimissima produzione dominata da grandi tondi, variamente pigmentati e stratificati, al centro di superfici generalmente bianche.

Alcuni di questi dischi emanano un’energia ctonia assoluta, primordiale, comunicano una potenza tellurica allo stato puro, nutrita di impeti gestuali rari e profondi. La sensazione è di trovarsi dentro un’arena dove avviene l’incontro-scontro di tutte le pulsioni quotidiane, di tutti gli accadimenti, i drammi, le tensioni che fanno parte della vita, del tempo e della storia. La forma circolare dona un senso di unità e completezza e consente al pittore una maggiore libertà, un’esplorazione della composizione più ampia, intensa e stratificata.

Siamo lontani da “Molo e Oceano” di Mondrian, dalla direzione neoplastica verticale-orizzontale dell’artista olandese. Per Paolo Battistutta il tondo è un agire solitario, un navigare senza sosta dentro lo spazio della pittura che è materia viva e sostanza, transito di corpo e anima. E se fissando queste superfici circolari ci sembra di intravvedere scenari in continua mutazione ed evoluzione è perché la realtà stessa è vaga, mobile, spesso inaffidabile, tragica, fondata o costruita su poli opposti.

Ci pare, in fondo, che la dimensione pittorica, del nostro artista ricordi molto da vicino quanto l’eccezionale e indomito Emilio Vedova affermava sul mestiere e sul ruolo del pittore: “Il pittore è una persona di tensione e di emergenza, il pittore sprofonda nel suo lavoro, nel suo campo, nel suo spazio: il pittore si consegna di volta in volta con il suo lavoro…Il quadro è una registrazione del cuore del mondo, è la testimonianza, ogni giorno, di un uomo che si aggancia al suo tempo.” (da “Emilio Vedova. Dalla parte del naufragio”, 2019, documentario, prodotto da Twin Studio per Fondazione Emilio e Annabianca Vedova).

 

Lorena Gava

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